Quando siamo in salute? Ma soprattutto cosa è la salute? Sembra scontato ma ognuno di noi ha un’immagine interiore diversa sul proprio ben-essere. E la stessa immagine cambia nel corso del tempo, degli anni, dei momenti. A volte ascoltiamo solo il corpo, a volte siamo in contatto con le emozioni, altre volte invece sembra esserci solo la mente con i pensieri che, concatenati l’uno con l’altro, fluiscono senza una logica apparente. La salute è il frutto della relazione tra tutte le parti del nostro sistema.
Ma cosa muove la nostra biologia? L’anima. Il comportamento delle nostre cellule è eredità di una coscienza più grande, quella di un sistema di storie ed esperienze a cui apparteniamo, le nostre e quelle di tanti altri prima di noi. Quando sentiamo un mal-essere, qualcosa nel sistema, nella coscienza, nell’anima ha perso la sua armonia per seguire un’emozione che arriva da generazioni o il destino di un antenato, verso cui ci sentiamo collegati, tanto da dimenticarci della nostra stessa salute. Un dolore non ha un effetto solo localmente, ha una sacralità.
La malattia parla il linguaggio dell’anima, attraverso il sintomo mostra qualcosa di irrisolto, al quale restiamo fedeli senza la forza di lasciare andare, fintanto non l’avremo compresa, profondamente, con tutto.
Anna si è sempre sentita forte, sana, indistruttibile, ma quando il suo corpo ha iniziato prima ad avere piccoli disturbi e poi l’ha immobilizzata a letto, allora si è impaurita e si è fermata veramente.
Non è facile comprendere il linguaggio dell’anima della nostra salute quando ci siamo dimenticati di un corpo bravo e ubbidiente, che non si è fatto mai sentire. Come Anna che non si era mai concessa di ascoltarlo, sempre proiettata a fare, a muoversi “fuori” di sé. Un corpo congelato ma in azione per essere una donna al pari, e forse più, degli uomini. Era diventata come gli stessi uomini di potere del suo sistema, senza amore e con un grande vuoto dentro. Per sentirsi vista dal padre, era diventata proprio come lui. E non solo nel carattere, nelle scelte, nell’”abito” indossato nella vita. Il linguaggio dell’anima di Anna diceva “caro papà prendo il tuo dolore su di me, al posto tuo”. Perché dietro quella durezza, l’anima sentiva la grande sofferenza che il padre portava per gli antenati morti in guerra. Storie dimenticate perché troppo grandi e dolorose da guardare. Il corpo, con il linguaggio dell’anima, porta messaggi, racconta antichi vissuti. Un’opportunità di ascolto, presenza e consapevolezza.
Il linguaggio dell’anima, quali effetti ha in altri ambiti della vita?