La professione si muove con il linguaggio della nostra anima. Inizia con la scelta. Quando la professione è scelta con amore e riconoscimento ci accompagna verso il successo. Se invece diventiamo dentisti solo perché veniamo da una famiglia di dentisti, stiamo scegliendo per fedeltà e appartenenza alla storia di altri. La scelta della “buona coscienza” non è libera e procede senza una vera crescita.
Nella professione prima di competenze e mansioni, c’è l’appartenenza e il ripetere la storia del nostro sistema: un’antica rabbia non guardata la porteremo in una riunione, la presunzione di un figlio che ha preso il posto del padre, inficerà sulla leadership e il lavoro di team, il sentimento del fallimento di un antenato impatterà sulle nostre vendite per l’azienda. L’impresa è un sistema complesso fatto di relazioni, fedeltà e appartenenze. Le persone con le loro professioni, le loro scelte e gli irrisolti. Il linguaggio dell’anima di chi l’ha fondata, dandole uno scopo, un destino (per esempio arricchire solo il fondatore o essere a beneficio di molti). La sua storia fatta di successi, conflitti non risolti, lavoratori esclusi.
Un intreccio di relazioni con dinamiche spesso invisibili, che hanno effetto sulla vita del singolo, del team e dell’organizzazione nella sua interezza.
In uno dei nostri incontri Anna mi ha raccontato di sentirsi una donna in carriera e di successo grazie alla scelta del lavoro che da sempre ha sognato, che le ha dato la possibilità di vivere grandi esperienze in giro per il mondo.
Nonostante tutto però, da qualche tempo, senza una ragione logica, la crescita professionale di Anna, seppur in linea con i propri progetti e desideri, è diventata più un peso che una gioia. La tristezza ha piano piano preso il posto alla felicità di brindare ai propri successi. In Anna questo senso di oppressione era sempre stato un po’ presente nella propria vita. All’inizio lo aveva collegato alla stanchezza o allo stress, ma adesso ha compreso che riguardava altro.
Qual è il linguaggio dell’anima che muove questa storia? Nel vissuto di Anna il suo lavoro è stata una scelta, fin da bambina, fedele al sogno mai realizzato della madre: “cara mamma, io al posto tuo”. Una scelta fatta nella buona coscienza dell’anima, per salvarla dal dispiacere e dalla fatica di una vita costretta. Lasciando andare i destini che non ci appartengono, ci apriamo a una nuova consapevolezza per fare nuove scelte, verso la vita.
Il linguaggio dell’anima, cosa nasconde e come potrebbe aiutarci, se guardato e compreso, in altri ambiti della nostra vita?